La Vegetazione

Tra i valori ambientali del Vallone di Massello la componente vegetazione occupa senza dubbio un posto di primo piano. 
In questa tipica area alpina, comprendente una grande varietà di habitat dal fondovalle alle cime più elevate, ai bellissimi boschi dei versanti inferiori si sostituiscono gradualmente le praterie erbose, che a partire dai 1.800-2.000 metri di quota si estendono su vaste superfici, contendendosi talvolta lo spazio con gli arbusti, le rocce e le pietraie.

Le praterie alpine, caratterizzate da terreni calcarei con presenza della graminacea Festuca violacea, hanno un notevole valore naturalistico, tanto da essere specifico oggetto di tutela e comprese nel Sito di Importanza Comunitaria (SIC) codice IT1110080 “Val Troncea” (istituito dalla Direttiva Europea 92/43/CEE, meglio conosciuta come “Direttiva Habitat”); tale SIC si estende anche sul territorio dei limitrofi comuni di Fenestrelle e Pragelato, su una superficie di oltre 100 kmq. Nella scheda “NATURA 2000 Data Form” del SIC citato si segnala in particolare la presenza di “numerose specie vegetali endemiche o rare per le Alpi Occidentali, soprattutto sui detriti di calcescisti”.

Inutile ricordare le bellissime fioriture primaverili che ravvivano i prati e poi pascoli più in alto con l'avanzare della primavera; si ricorda in particolare la presenza della nota ma sempre affascinante stella alpina (Leontopodium alpinum). Le specie floristiche più rare e interessanti presenti nella zona sono elencate nella scheda “NATURA 2000 Data Form” del SIC “Val Troncea”.

Per quanto riguarda i boschi che ricoprono i versanti e caratterizzano il paesaggio delle quote intermedie (ovvero dai 1.000 ai 1.800-2.000 metri circa), si rileva la presenza di boschi di conifere, di boschi di latifoglie e di boschi misti. 
Si premette che l'attuale assetto del territorio e delle foreste deriva da una millenaria antropizzazione che ha radicalmente trasformato le originarie selve: l'uomo ha alterato non solo l'estensione del bosco ma anche la sua composizione, cioè l'abbondanza delle varie specie al suo interno. 
Sulla base delle caratteristiche delle diverse specie forestali, l'uomo ha esercitato diverse forme di governo del bosco, sostanzialmente ascrivibili a due categorie: la fustaia e il ceduo. Sul territorio del Comune di Massello tra le fustaie più belle si annoverano quelle di larice (Larix decidua), mentre il bosco ceduo è ben rappresentato dal faggio (Fagus sylvatica), che nella tradizione locale era ed è ancora l'unica specie apprezzata per ricavare legna da ardere.

Se sulla destra orografica del tratto mediano del vallone prevale il larice, sulla sinistra orografica prevale invece il faggio. Entrambe le specie donano al paesaggio una moltitudine di colori che variano nel corso delle stagioni: basta ricordare l'autunno, con il giallo oro dei lariceti e l'arancio-bruno delle faggete.

Per quanto riguarda i lariceti della destra orografica, si tratta di boschi molto estesi su versanti piuttosto ripidi esposti a nord, tra il fondo del Vallone del Ghinivert a ovest e il costone che scende in direzione del capoluogo Roberso a est, che si estendono sino al fondovalle tra Balsiglia e le borgate inferiori. Presso questi popolamenti è possibile osservare esemplari di larice molto belli, alcuni dei quali secolari (ad esempio sopra la borgata di Gros Passet). In alcune aree il larice è frammisto al faggio, che verso la parte bassa del versante diventa prevalente. 
Sempre sulla destra orografica ma più a valle, verso Campo la Salza, il versante con esposizione est è invece ricoperto da una faggeta.

Sulla sinistra orografica del vallone, presso il versante quindi con esposizione più favorevole, si segnala la presenza di alcune bellissime faggete, poste a monte degli insediamenti di Balsiglia e, più in quota, di Clot del Mian e di Ortiarè. Si tratta di vere e proprie “bandite” di faggio, ovvero di boschi in cui i tagli sono stati rari e limitati per proteggere gli abitati dalle valanghe. Un bel ceduo abbandonato di faggio si trova inoltre sopra la borgata Gran Didier. A monte della borgata Porte è invece rinvenibile un esempio di faggeta trattata con ceduo a sterzo. Ancora più a monte, presso l'Alpe Troncea (m 1607), si segnala inoltre un bel bosco misto di larice e faggio. 
Da segnalare anche, sui pendii soprastanti le borgate Ciaberso e Porte, un bosco di pino silvestre (Pinus sylvestris) e faggio, che si estende sino ad una quota di 1.750 metri, ad est del quale è presente un'area interessata dal passaggio di un incendio.

Molto belle sono inoltre le fioriture primaverili (maggio-giugno) del maggiociondolo (Laburnum anagyroides), piccolo albero che con le sue gialle infiorescenze a grappolo attira gli sguardi. Si trova in tutto il Vallone del Ghinivert, sopra Balsiglia, così come sempre nella stessa zona sul versante di fronte alla borgata Clot del Mian, nonché decisamente più a valle presso Campo la Salza.

Altra specie arborea presente, caratterizzata da belle fioriture primaverili nonché da vistose infruttescenze autunnali di colore rosso, è il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia), che si trova in particolare nel vallone del Ghinivert e presso i boschi ai margini dei Prati di Culmian. Quest'ultima località, sita nella parte orientale del territorio comunale, è caratterizzata da splendide praterie utilizzate dal bestiame nella stagione estiva, oggetto di una buona gestione pastorale da parte del Consorzio dei Prati di Culmian. Più sporadico è invece il sorbo montano (Sorbus aria).

Più decentrato ma ancora appartenente al Comune di Massello è il bellissimo bosco che si estende sul versante nord sopra la strada di accesso a Massello a valle del bivio per il Vallone di Salza, dove si trova il faggio, il larice ma soprattutto l'abete bianco (Abies alba), che essendo una specie sempreverde fa bella mostra di sé anche nel periodo invernale. In particolare a valle del Colletto delle Fontane, ai confini con il Comune di Salza, sono presenti degli splendidi esemplari secolari di abete bianco.

In seguito al diffuso abbandono delle coltivazioni e dei prati, alle quote medio basse è ben visibile in tutte le località montane il fenomeno della nuova espansione del bosco, che grazie alle cosiddette “specie pioniere” tende a ricolonizzare gradualmente il territorio che, in passato, gli era stato sottratto dall'uomo. Quelli che alcuni decenni fa erano prati o campi coltivati sono oggi occupati da giovani piante di acero di monte (Acer pseudoplatanus), frassino (Fraxinus excelsior), betulla (Betula pendula) e così via. Anche a Massello sono diffusi questi boschi di neoformazione, specialmente a valle di Roberso, presso il versante sinistro orografico e il fondovalle, non lontano dalle borgate o presso i casolari e gli alpeggi abbandonati. Questi boschi saranno spesso destinati, con il passare del tempo, ad evolversi verso formazioni più stabili quali le faggete o le abetine.

Per concludere, dal punto di vista quantitativo si consideri che l'intero territorio del Comune di Massello si estende su una superficie pari a 3.880 ha, di cui ben 580 ha sono boschi di proprietà comunale, a cui si aggiunge all'incirca un'altrettanta superficie di boschi di proprietà privata. Nell'ambito dei boschi comunali sono ben rappresentate tutte le categorie sopra descritte, ad eccezione dei boschi di invasione. 
I boschi comunali sono stati oggetto di un Piano di Assestamento Forestale (periodo di validità 1983-1992), avente la finalità di ottimizzare l'uso del bosco intervenendo con tagli boschivi programmati, comprendenti operazioni di salvaguardia e di miglioramento del patrimonio boschivo. La maggior parte di questi boschi sono stati classificati dal suddetto Piano di Assestamento come “boschi di protezione”, destinati ad una tutela assoluta del suolo e dell'ambiente più in generale.

Sulla foto aerea del Comune di Massello sono stati localizzati i principali boschi sopra descritti, tra i più belli della zona; in legenda si riporta una schematica suddivisione tra le diverse categorie.

La Fauna

Il territorio del comune di Massello si sviluppa su quasi 3.900 ettari nell'ambito di una tipica area alpina, comprendente una grande varietà di habitat dai fondovalle alle alte cime, con quote comprese all’incirca fra i 1.000 e gli oltre 3.000 metri delle vette più elevate. Considerando anche la marginalità di questo comune rispetto ai processi di massificazione turistica che hanno coinvolto altre località alpine e quindi la particolare tranquillità dei luoghi, si comprende come questi ambienti siano particolarmente vocati ad ospitare molte delle specie animali che caratterizzano la fauna alpina: per varietà e numero, sono rappresentate pressoché tutte le specie che vivono sull’arco alpino.

Non a caso tutta la parte alta del territorio è compresa nel Sito di Importanza Comunitaria (SIC) codice IT1110080 “Val Troncea” (istituito dalla Direttiva Europea 92/43/CEE, meglio conosciuta come “Direttiva Habitat”); tale SIC si estende anche sul territorio dei limitrofi comuni di Fenestrelle e Pragelato, su una superficie di oltre 100 kmq. Le specie faunistiche più rare e interessanti presenti nella zona sono elencate nella scheda“NATURA 2000 Data Form”del SIC “Val Troncea”, che dedica particolare spazio alla numerosa avifauna presente, sottolineando anche la presenza di ricche popolazioni dei tipici vertebrati alpini e della rarissima Salamandra lanzai. Tra gli invertebrati si segnalano gli insetti coleotteri Carabus cycroides (due popolazioni note) e Orinocarabus cenisium fenestrellarum (endemico), nonché alcuni insetti lepidotteri minacciati (Albulina optilete, Aricia nicias, Colias palaeno, Parnassius phoebus).

Inoltre il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Torino individua nel Vallone di Massello un Biotopo Comunitario (codice BC10067) che si estende per 3.905 ettari. Come interesse specifico viene segnalata in particolare la presenza di una colonia in costante incremento di stambecco (Capra ibex ibex). Tale colonia deriva perlopiù da un progetto di reintroduzione dello stambecco promosso presso il limitrofo Parco Naturale Regionale della Val Troncea: sia nel 1987 che nel 1988 furono rilasciati sei capi provenienti dal Parco Nazionale del Gran Paradiso. Questa popolazione rappresenta un importante punto di irraggiamento per la specie in questo settore dell’arco alpino, in considerazione anche del congiungimento con le colonie di stambecchi originatesi dalle successive reintroduzioni effettuate negli stessi anni presso le non lontane montagne dell’Alta Val Pellice e, successivamente, del Parco del Queyras in territorio francese.
Nella bella stagione gli stambecchi maschi si trovano soprattutto presso il pianoro delle Bergerie del Valloncrò (m 2.163), fino sulle cime più alte della zona del Bric Ghinivert (m 3.037) e del Colle del Beth; le femmine con i piccoli prediligono invece gli alti pendii soleggiati del Bric Rosso (m 3.026). Ma è in inverno, quando la neve, il freddo e le bufere rendono l’alta montagna particolarmente ostile, che il Vallone di Massello ospita il maggior numero di stambecchi, tanto che se ne contano più qui che in tutta la restante Val Germanasca e Val Troncea. L’area di svernamento si trova nella zona Lauson - Bric Rosso - Valloncrò e Bric Ciapel - Ortiarè, su versanti soleggiati dove minore è la permanenza della neve. Durante il secondo censimento invernale dello stambecco effettuato in dicembre 2005 dal Comprensorio Alpino TO 1 (Valli Pellice, Chisone e Germanasca), presso l’area suddetta sono stati conteggiati i seguenti stambecchi (fonte www.catouno.it, autore Marco Giovo):

Stambecchi nel Vallone di Massello censiti a dicembre 2005
Maschi 45
Femmine 44
Giovani 38
Indeterminati 12
Totale 139

A Massello non solo lo stambecco, ma anche gli altri ungulati selvatici sono ben rappresentati.
Il camoscio alpino (Rupicapra rupicapra) è abbondante sui monti di questo vallone, tanto che fino all’estate del 2003 si contavano oltre 500 esemplari; dall’inverno 2003-2004 fino all’autunno 2004 le popolazioni di camoscio sono state pesantemente colpite dalla cheratocongiuntivite, malattia dell’occhio provocata da un batterio che colpisce ovini e caprini domestici e alcuni ungulati selvatici, che ha provocato il decesso di più della metà degli esemplari presenti.
Come lo stambecco, anche il camoscio frequenta le praterie alpine, spingendosi fino sulle creste più alte; tuttavia sono presenti anche alcune circoscritte popolazioni di bosco, come presso i boschi di pini silvestri e faggi a est di Roberso. Le densità più elevate si raggiungono in genere sui pendii meridionali tra l’Alpe di Balmetta (m 2.036) e le Bergerie del Lauson (m 2.000), specialmente verso il Becco dell’Aquila (m 2.809), ma la sua presenza si nota anche in tutta l’area compresa tra il Bric Ghinivert, il M. Pelvo, il Bric del Mezzogiorno e il pianoro del Valloncrò. Per superare l’inverno il camoscio preferisce la sinistra orografica del Vallone del Ghinivert, oltre ancora a tutti i soleggiati pendii compresi tra l’A. di Balmetta e le Berg. del Lauson.

Il capriolo (Capreolus capreolus) è un altro bellissimo ungulato presente a Massello, che si trova praticamente ovunque a partire dalle quote intermedie, ad eccezione delle zone più impervie. È un animale legato al bosco, ma è possibile avvistarlo anche sulle praterie non lontano dal limite della vegetazione arborea, o eccezionalmente anche verso le alte vette, a quote piuttosto elevate per la specie. 
Si stima la presenza, nel Vallone di Massello, di almeno 300 caprioli, che si mostrano più facilmente nelle prime ore del giorno o verso il tramonto, intenti ad alimentarsi presso le radure.

Il cervo (Cervus elaphus) è anch’esso avvistabile, anche se non particolarmente abbondante. Questo maestoso ungulato ha ricolonizzato i monti delle valli Chisone e Germanasca a partire dalla reintroduzione di 10 animali promossa dalla Provincia di Torino negli anni 1962-64 in alta Val di Susa (Gran Bosco di Salbertrand). A Massello è presente sulla destra orografica del Vallone del Ghinivert e nei boschi del limitrofo Vallone di Salza. In inverno si trova non lontano dal fondovalle, a monte delle borgate Aiasse e Gros Passet: possono essere presenti 60-70 cervi, specialmente in corrispondenza delle nevicate; a differenza che altrove, il cervo qui non è solito utilizzare le praterie alpine soleggiate.

Per quanto riguarda il cinghiale (Sus scrofa), specie nota per la sua rapida diffusione e anche per i danni che provoca alle colture, la sua presenza a Massello non è particolarmente significativa. Compare ad esempio presso i Prati di Culmian, specialmente in maggio e giugno, ma gli animali, che arrivano dal limitrofo Vallone del Bourcet, non sono stanziali.

Grande predatore dei suddetti ungulati selvatici, nell’ultimo decennio è ricomparso anche il lupo (Canis lupus). Sulle Alpi Cozie la sua presenza risulta accertata a partire dal 1996; la specie, nel suo cammino di ricolonizzazione della cerchia alpina, si è insediato anche su queste montagne con piccoli nuclei stabili, con esemplari di provenienza appenninica.
Nel corso del Progetto Interregionale II Italia-Francia 1994-99, attivato dalla Regione Piemonte con fondi comunitari per lo studio del ritorno del lupo sulle Alpi occidentali, è stato accertato che in Provincia di Torino solo la Val di Susa e la Val Chisone ospitano in modo stabile alcuni lupi. Nelle Valli di Susa e Chisone, comprese le valli laterali, sono state individuate tre aree maggiormente utilizzate dai lupi, tra cui quella che comprende la Val Troncea, i valloni laterali della Val Germanasca, e il versante destro della Val Chisone fra la Val Troncea ed il Vallone del Bourcet.
Certo il suo avvistamento non è facile, ma i segni di presenza di questo affascinante animale (come le tracce sulla neve o le fatte) sono rinvenibili con relativa frequenza anche alle basse quote, presso il fondovalle di Massello, tanto che è presumibile la presenza di almeno due lupi che frequentano stabilmente il vallone.

Soffermandosi ora sugli animali di più piccola taglia, non si può non ricordare la marmotta (Marmota marmota), simpatico roditore che nella bella stagione anima le praterie alpine con la sua presenza, emettendo i caratteristici fischi di allarme e rifugiandosi nelle sue tane ogni qualvolta avverta un pericolo.

Altro mammifero roditore presente è la lepre: si tratta della lepre comune (Lepus europaeus) alle quote più basse e dellalepre alpina (Lepus timidus) ad altitudini superiori. Quest’ultima in particolare è una specie di grande interesse, simbolo dell’ambiente alto alpino; in generale regresso numerico, non è facilmente avvistabile.

Ancora appartenenti alla tipica fauna alpina sono il gallo forcello (Lyrurus tetrix), la coturnice delle Alpi (Alectoris graeca saxatilis) e la pernice bianca(Lagopus mutus).
Tipico abitante del bosco di larici e del sottobosco di rododendri e mirtilli, il gallo forcello si trova di preferenza presso i Prati di Culmian, ai limiti del bosco, o nel Vallone del Ghinivert a quote comprese tra i 1.700 e i 2.000 metri, mentre non gradisce i boschi cedui quali ad esempio quelli di faggio. Dalla fine di aprile a tutto il mese di maggio hanno luogo le spettacolari parate nuziali dei maschi, e soprattutto nelle prime ore del mattino o verso il tramonto non è difficile udire il loro caratteristico canto.
La coturnice, altro tipico uccello alpino, predilige i pendii più soleggiati, esposti a sud. A Massello si trova di preferenza sui versanti meridionali del Bric Rosso (m 3.026) e del Truc Cialabrie (m 2.936). 
La bellissima pernice bianca è invece un tipico abitante delle alte quote. Insieme alla lepre alpina, è presente con le densità più alte nella zona compresa tra i Laghi del Beth, il Bric del Mezzogiorno e il M. Morefreddo, a cavallo con il territorio del Parco Naturale della Val Troncea. Confidando nel suo mimetismo, questo uccello si lascia talvolta avvicinare fino a pochi passi, involandosi improvvisamente con un rumoroso frullo.
La consistenza numerica delle ultime specie citate (lepre, gallo forcello, coturnice e pernice bianca) è difficilmente stimabile a causa della scarsità dei dati disponibili, in quanto non vengono organizzati regolarmente i censimenti.

Tra gli uccelli non è infrequente apprezzare il volo dell’aquila reale (Aquila chrysaetos): nel vallone si segnala un sito di nidificazione di questo maestoso rapace, la cui presenza è quindi stabile. È infatti abbastanza frequente avvistare uno o più esemplari volteggiare nel cielo, anche in gruppi di 4, dove i giovani si riconoscono facilmente per le macchie bianche sotto le ali.
Più rara è invece la presenza del gipeto (Gypaetus barbatus), il più grande fra i rapaci presenti in Italia, che è stato reintrodotto sulle Alpi a partire dagli anni ’80. Sebbene non si segnalino siti di nidificazione nei dintorni, tuttavia questo avvoltoio è stato ripetutamente avvistato a Massello, in quanto la specie spazia su vasti territori in cerca di cibo, volteggiando non di rado a bassa quota.
Tra la ricca avifauna presente si segnala inoltre il raro gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax), specie caratteristica dell’alta montagna e in diminuzione ovunque; in coabitazione con il suo stretto parente gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus), è più facilmente avvistabile nel periodo invernale.

Ultima in questa trattazione ma di grandissimo interesse naturalistico è la già citata Salamandra di Lanza (Salamandra lanzai), un piccolo anfibio dalla luminosa livrea nera, vertebrato terrestre endemico dell’arco alpino. Si tratta di una specie rarissima, che vive esclusivamente nelle Alpi Cozie, e che trova a Massello il suo habitat ideale.

Per quanto riguarda infine una nota di carattere gestionale, si segnala che nel maggio del 2001 è stata istituita l’Azienda Faunistico Venatoria “Valloncrò”, che interessa circa 2.500 ettari ricadenti nel territorio comunale. In seguito all’istituzione dell’Azienda l’attività venatoria è decisamente diminuita rispetto a prima; è stato assunto un guardiacaccia, che si dedica anche alla manutenzione dei sentieri e ad altre attività volte al miglioramento del patrimonio faunistico ambientale. L’Azienda Faunistico Venatoria Valloncrò è stata inoltre accreditata dalla Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Torino per ospitare gli studenti della stessa facoltà.

Bibliografia da consultare

- BASSANO B., BOANO G., MENEGUZ P.G., MUSSA P.P. e ROSSI L., 1995 - “I selvatici delle Alpi Piemontesi”. Regione Piemonte, Edizioni EDA.
- GIOVO M., JANAVEL R., 2004 - “La fauna selvatica delle valli pinerolesi. Distribuzione, consistenza, gestione e impatto sulle attività antropiche delle specie più rappresentative”. Alzani Editore.

I monti di Massello

Un elenco delle cime presenti sul territorio comunale di Massello:

Cresta ovest

Cresta nord-ovest

Cresta nord

Cresta nord-est

Monte Pelvo
Il Monte Pelvo è il tratto terminale della dorsale che parte dal Bric Ghinivert, conosciuto in valle come Bric Eiminal 3037 m giunge alle bergerie di Valoncrô. Dalla cima si possono ammirare i monti Bric Rosso (3026 m), Becco dell'Aquila (2809 m) e Fea Nera (2946 m).

Colle dell'Albergian (3047 m)
Lungo le sue pendici si trovano numerosi e frequentati sentieri, uno dei quali parte dal Vallone del Laux. Su questo colle tra il 5 e il 10 agosto 1944 vi furono furiosi combattimenti tra le truppe nazifasciste e i partigiani della "I Divisione Alpina Autonoma Val Chisone" e la Compagnia "M. Albergian".

Colle del Pis (2613 m)
Il Colle del Pis si trova tra il Monte Morefreddo e la Punta Vallonetto. Frequentate mulattiere salgono le sue pendici.
Il valico, il 26 agosto 1689, fu attraversato dai profughi valdesi durante la Glorieuse Rentrée provenienti da Ginevra. Sotto il Colle i valdesi furono attaccati da truppe sabaude. I valdesi riuscirono però ad evitare i sabaudi e si impossessarono dei loro viveri. Il valico vide anche il passaggio delle truppe francesi del Generale La Feuillade che, conquistata la Val San Martino, costituirono la Serenissima Repubblica della Val Germanasca, conosciuta come la "Repubblica del Sale (1704-1708)".

Colle del Beth (2786 m)
Il colle costituisce un importante zona di transito tra la Val Chisone e la Val Germanasca. Frequentati sentieri salgono lungo le sue pendici. Sul luogo si trovano minerali ferrosi e cupriferi che furono sfruttati con le gallerie del Beth e del Gran Miuel che furono chiuse nel 1914. Sono ancora visibili le rovine di alcuni cantieri della "Società Mineraria Italiana". L'Azienda funzionò fino ai primi del '900 e smise l'attività in seguito ad una disastrosa valanga che uccise 81 minatori.

Bric Ghinivert (3037 m)
È detto localmente Bric Eiminal 
Dalla vetta ampio panorama a 360° e bella vista sulal Rognosa di Sestriere. Il nome locale si riferisce alla forma caratteristica, che ricorda "l'eimino', misura per granaglie.

Fea Nira (2946 m)
Dalla cima si gode una bella vista sulle montagne della Val Chisone e sul vicino monte Albergian. Il nome italiano travisa quello dialettale, che indica la presenza d trifoglio alpino (fioun).

Alpeggi

Gli Alpeggi storici di Massello sono, procedendo da ovest verso est, Ghinivert, Chiabriera, Vallon-Cro, Pis, Lausoun, Rabiour.

Lo sfruttamento di questi alpeggi risale a tempi remoti: infatti alcuni di essi vengono già menzionati in documenti del XIII sec. relativi all'Abbazia di S. Maria del Verano, presso Pinerolo, cui fin dal 1064 la contessa Adelaide di Susa aveva donato molti beni, fra cui l'intera valle San Martino. Lo sfruttamento degli alpeggi avveniva in regime di enfiteusi, regime continuato anche successivamente al passaggio dei beni dall'Abbazia alla Mensa Vescovile di Pinerolo, fino alla metà del XIX sec. Solo l'alpeggio di Ghinivert, sembra essere stato sempre amministrato direttamente dai proprietari, come dimostrano i contratti di affitto stipulati con i mandriani della pianura. Oggigiorno l'uso degli alpeggi viene gestito da diverse amministrazioni, alle quali si è aggiunto di recente un Consorzio per lo sfruttamento, ai fini pascolativi, anche dei prati di Culmian, che un tempo, quando la valle era ancora ben popolata, venivano falciati regolarmente dai rispettivi proprietari.

(Per notizie più dettagliate E. Pascal "Gli Alpeggi di Massello" in "La Beidana" — Centro Culturale Valdese Editore - n. 30, ottobre 1997 pagg 20 — 32)

realizzato dal Comitato organizzatore mostre a Campolasalza Massello


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